Sembra che Washington stia cercando in tutti i modi più una strategia di lotta contro le milizie jihadiste, che non un piano volto a rovesciare il regime di Assad (di Nino Orto) Diverse centinaia di istruttori militari statunitensi inizieranno il trasferimento verso il Medio Oriente nelle prossime quattro-sei settimane, nel’ambito del progetto di formazione militare delle forze di opposizione siriane “moderate” in funzione anti-Stato Islamico. La missione di addestramento durerebbe “alcuni mesi” e fornirebbe circa 5.000 combattenti siriani all’anno per la durata di tre anni.
Lo ha dichiarato ieri il Pentagono per bocca del suo portavoce, il contrammiraglio John Kirby.
L’Esercito statunitense ha inoltre dichiarato di avere in programma l’invio di più di 400 soldati, tra cui forze speciali, per addestrare i ribelli moderati al di fuori del paese, con gli istruttori statunitensi che sarebbero accompagnati da centinaia di truppe di supporto.
Kirby ha dichiarato come diverse centinaia di militari provenienti da differenti paesi parteciperanno alla missione di formazione, oltre le nazioni che ospiteranno i campi di addestramento. Nonostante il portavoce del Pentagono non abbia specificato quali siano i paesi che parteciperebbero alla missione, la Turchia, l’Arabia Saudita e il Qatar hanno pubblicamente avanzato l’offerta di ospitare i centri di formazione.
Sempre nella giornata di ieri, l’agenzia di stampa di Stato siriana ha pesantemente criticato i piani militari di Washington per addestrare ed equipaggiare i ribelli siriani, affermando come “equivalga a sostenere i terroristi” anche se in un ottica di contrasto alle forze islamiste.
Nonostante gli screzi tra Damasco e Washington, le ultime notizie indicano tuttavia come l’amministrazione americana stia sostenendo gli sforzi della Russia per avviare i negoziati tra governo e le forze di opposizione al presidente siriano Bashar al-Assad, in un’ottica di accettazione dell’attuale governo. Il Wall Street Journal, in una recente analisi intitolata “Why Obama is preferred Assad’s survival of the existence of Daash in Syria” afferma come “sia chiaro che l’amministrazione si stia muovendo verso l’accettazione dello status quo e la sopravvivenza di Assad al potere”
Sembra infatti che Washington stia cercando in tutti i modi più una strategia di lotta contro le milizie jihadiste, che non un piano volto a rovesciare il regime di Assad. E nonostante i maggiori alleati regionali dell’America come l’Arabia Saudita e la Turchia, vogliono il rovesciamento del regime di Damasco , Obama sa bene che la caduta di Assad senza un’alternativa credibile potrebbe creare una situazione ancora peggiore.