L'altra parte del muro: dal 7 ottobre alla guerra di Gaza
Ho trascorso un anno tra amici che si preoccupavano ogni volta che attraversavo la propria linea “nemica”. Un anno accompagnato da un’altalena di emozioni che da più di un decennio mi scorta in questo passaggio per me ormai diventato metafisico. Una pagaiata nel fiume verso il centro della foresta come nella narrazione di Conrad. Ho passato un mese raccogliendo storie fatte di odio, risentimento, diffidenza. Ho raccolto testimonianze di dolore, incredulità, coraggio, orgoglio, resistenza, resilienza. Il conflitto scoppiato il 7 Ottobre non è più solo una questione militare, o di territorio, o di giustizia morale. E’ invece oggi qualcosa che tocca le corde più profonde dei due popoli. Una questione esistenziale che non risparmia nessuno. Quanto ancora dovranno i Palestinesi subire la paura dell’occupazione? Per quanto ancora gli israeliani dovranno mandare i propri figli a morire per avere salvaguardata la propria esistenza in quanto ebrei? Quanto sangue e quanto odio da entrambe le parti ci vogliono per raggiungere il punto di rottura per dire basta? Il 7 Ottobre ha sconvolto tutti gli equilibri e radicalizzato anche i più moderati da entrambe le parti. Proprio quei piccoli semi di pace che, nonostante tutti i nostri proclami dal di fuori, cercavano di costruire ponti. I vari Ahmed, Ami, Aviv, Samar, Mojihaid, Aliza, Nissan che tessevano fili di speranza senza troppa pubblicità. Braccio a braccio, consapevoli delle complessità di un conflitto che si estende a livello globale. (Nino Orto)