La strategia di Riad, che mira ad affossare gli esportatori concorrenti, arabi e non solo, che non possono permettersi di sostenere ulteriori cali del prezzo del greggio, raggiunge infatti un nuovo livello in questo gioco al ribasso.
(di Giovanni Andriolo) Sconti di inizio anno per il petrolio arabo diretto in Europa. Dopo che, a inizio gennaio, l’Arabia Saudita aveva annunciato di voler offrire il proprio petrolio sul mercato europeo con sconti tra 1,50 e 1,70 dollari al barile per tutto il mese di febbraio, anche l’Iraq, recentemente, ha proposto uno sconto di 1,60 dollari al barile per il prossimo mese rispetto ai prezzi di febbraio. Gli sconti tuttavia, sono limitati ai soli compratori europei: i clienti asiatici, di contro, vedranno un aumento dei prezzi del petrolio proveniente da Arabia Saudita e Iraq.
È questo l’ultimo capitolo dello scontro, tutto interno all’OPEC, per la conquista di nuove quote di mercato. La battaglia portata avanti dall’Arabia Saudita per l’abbassamento dei prezzi di petrolio, dimezzati rispetto al 2013, sembra infatti aver raggiunto una nuova fase. La strategia di Riad, che mira ad affossare gli esportatori concorrenti, arabi e non solo, che non possono permettersi di sostenere ulteriori cali del prezzo del greggio, raggiunge infatti un nuovo livello in questo gioco al ribasso. Un tentativo poco velato, da parte del Regno dei Saud, di conquistare nuove fette di mercato in Europa a discapito di fornitori in difficoltà, come la Russia, la Libia, diversi paesi africani, oltre ai vicino orientali in fiamme.
Una sfida che l’Iraq sembra aver accettato: la recente dichiarazione della SOMO, compagnia statale irachena, di voler procedere con sconti per i compratori europei nel mese di febbraio, ha tutta l’aria di una risposta al “gioco sporco” dei sauditi. Il tutto, mentre i due paesi stanno vivendo, a livello finanziario, una situazione opposta: ampi spazi di manovra per le casse saudite, riserve sempre più esili per Baghdad.
Riuscirà l’Iraq a vincere questo gioco al massacro contro il ricco produttore saudita? Difficile fare previsioni certe; anche se, date le circostanze, le possibilità per Baghdad di sopportare una tale pressione finanziaria non sembrano numerose.
Viene quasi da pensare, a voler essere maliziosi, che l’Iraq sia finito in una vera e propria trappola saudita.
Viene quasi da pensare, a voler essere maliziosi, che l’Iraq sia finito in una vera e propria trappola saudita.