“Due settimane di bombardamenti russi sembrerebbero aver rafforzato Assad, e lasciato gli Stati Uniti in uno “stallo strategico” per adeguare il suo programma di appoggio militare agli oppositori di Assad. Sul terreno, tuttavia, l’esercito siriano al momento non sembra essere vicino alla vittoria”
(di Redazione) L’esercito siriano, insieme alle forze iraniane presenti nel paese e gli Hezbollah libanesi, si starebbe preparando per un’offensiva di terra contro i ribelli nella zona di Aleppo, sostenuta dalla copertura aerea dell’aeronautica russa. A riferirlo sono due alti funzionari interpellati dalla Reuters. L’offensiva espanderebbe quindi il fronte già aperto durante l’attacco di terra lanciato la scorsa settimana contro i ribelli nella provincia di Hama. Inoltre, secondo i funzionari, sarebbero migliaia le truppe iraniane arrivate in Siria per partecipare alle operazioni di terra a sostegno del presidente Bashar al-Assad.
Una grande offensiva del governo nella zona vicino al confine turco rischia però un ulteriore escalation con la Turchia, membro della NATO e uno dei principali finanziatori dei ribelli che combattono Assad. Ankara ha infatti già espresso profonda preoccupazione per gli attacchi aerei russi nella zona. Il controllo della città di Aleppo e della provincia è divisa tra il governo siriano, una serie di gruppi di insorti che combattono Assad, e il gruppo dello Stato Islamico che controlla alcune zone rurali nei pressi della città.
“I preparativi per la battaglia in quella zona sono evidenti” ha dichiarato uno dei funzionari alla Reuters. “C’è una grande mobilitazione dell’esercito siriano, delle forze d’elitè di Hezbollah, e delle migliaia di iraniani che sono arrivati a tappe negli ultimi giorni” ha poi aggiunto. Il secondo ufficiale, che è vicino al governo siriano, ha inoltre dichiarato: “è stata presa la decisione di lanciare la battaglia di Aleppo. Non è più un segreto il fatto che migliaia di iraniani siano ora in Siria, e che il loro ruolo sia fondamentale.“
Presto l’attacco
Venerdì scorso, un generale del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, Hossein Hamedani, è stato ucciso nella provincia di Aleppo, mentre agiva come consigliere dell’esercito siriano per la battaglia contro Stato islamico nella zona. La città di Aleppo era la più popolosa della Siria prima della guerra civile iniziata nel 2011, dopo la feroce repressione di Assad nei confronti delle proteste anti-governative. Attualmente, il governo controlla le zone occidentali della città, e una serie di gruppi di insorti controllano est.
Lo Stato islamico e altri ribelli, inclusi i gruppi sostenuti dalle potenze regionali, sono principalmente dislocati a nord della città, in una zona di territorio in cui la Turchia e gli Stati Uniti cercano di evitare l’avanzata dell’IS. La regione settentrionale di Aleppo è infatti un settore in cui la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha continuato a martellare lo Stato islamico con numerosi raid aerei.
La Russia ha più volte affermato che i suoi attacchi aerei in Siria, che hanno avuto inizio il 30 settembre scorso, hanno preso di mira lo Stato islamico, anche se molti dei loro raid hanno colpito aree sotto il controllo di altri gruppi ribelli, tra cui alcune milizie che hanno ricevuto il sostegno dei Paesi del Golfo. A causa di tali attacchi, la scorsa settimana, i combattenti dello Stato Islamico hanno conquistato un certo numero di villaggi nei pressi della città di Aleppo.
I ribelli fortificano le loro linee di difesa
In risposta all’offensiva, i ribelli siriani stanno implementando le loro forniture di missili anti-carro forniti dai loro sostenitori regionali per contrastare gli attacchi di terra da parte dell’esercito siriano e dei suoi alleati, sostenuti da attacchi aerei russi. A riferirlo, sempre alla Reuters, sono i comandanti delle varie milizie ribelli, che hanno tuttavia rifiutato di confermare se avevano ricevuto missili supplementari. L’unica conferma è stata quella di avere forniture “eccellenti” e il loro stazionamento lungo 30 km di fronte per fermare l’offensiva di terra.
Con il supporto aereo russo, e l’aiuto di Hezbollah e soldati iraniani, con il comandante delle Quds Force, comandante Magg. Gen. Qasem Soleimani, che si vocifera essere nel paese, l’esercito siriano sta cercando di far retrocedere i ribelli dalle aree occidentali della Siria, cruciali per la sopravvivenza del presidente Bashar Assad , e ha ripreso diverse città nelle province di Hama e Latakia. Due settimane di campagna aerea della Russia sembrerebbe infatti aver rafforzato Assad, e lasciato gli Stati Uniti in uno “stallo strategico” per adeguare il suo programma di appoggio militare agli oppositori di Assad. Sul terreno, tuttavia, l’esercito siriano al momento non sembra essere vicino alla vittoria.
Almeno 25 soldati governativi sono stati uccisi nei giorni scorsi durante l’avanzata verso Kafr Nabouda, nella provincia di Hama. “La città segna il limite occidentale della linea difensiva lungo la quale i ribelli hanno stazionato una decina di piattaforme di lancio di missili anti-carro“, ha dichiarato Ahmed al-Seoud, capo della Divisione 13, una fazione che combatte sotto l’ombrello del Free Syrian Army, al quotidiano in lingua inglese Alaraby. “Questi missili sono molto efficaci. Stanno provocando gravi perdite all’esercito russo-iraniano e siriano” ha poi aggiunto.
Gli stati che si oppongono ad Assad hanno fornito i missili teleguidati TOW ad un certo numero di gruppi ribelli attraverso una rete logistica in Turchia. I missili sono stati un importante fattore che ha favorito l’avanzata dei ribelli all’inizio di quest’anno, e che ha messo Assad sotto pressione, obbligando la Russia ad intervenire in difesa dell’alleato.
L’obiettivo di questi missili è quello di fermare le forze governative che avanzano a nord verso i bastioni ribelli di Morek e Khan Sheikhoun, entrambe città che si trovano su una strada che collega la città di Hama ad Aleppo e Idlib. Lo schieramento dei ribelli in queste città, che ha catturato la maggior parte della vicina provincia di Idlib lo scorso maggio, comprende al-Nusra, l’ala siriana di al-Qaeda, la fazione islamista di Ahrar al-Sham coadiuvati da gruppi formati da combattenti ceceni e dell’Asia centrale. E alcune brigate afferenti al Free Syrian Army. Tutti questi gruppi continuano quindi a fortificarsi, in attesa della prevista offensiva governativa.