“Nei video su Youtube che lo ritraggono Abu Azrael brandisce alternativamente un’ascia, una spada, una mitragliatrice, mentre combatte in prima linea” (Di Redazione) Per alcuni è semplicemente un killer fin troppo pubblicizzato. Per molti è un eroe che combatte in prima linea contro le barbarie dei jihadisti di Abu Bakr al-Baghdadi. Di certo, è uno dei più seguiti e osannati tra i leader delle milizie paramilitari sciite che da più di un anno combattono contro lo Stato Islamico in Iraq. Lui è Ayyub Faleh al-Rubaie, meglio conosciuto con il nome di battaglia Abu Azrael, comandante delle al-Kataib Imam Ali e il combattente più temuto dallo Stato Islamico, che in breve è diventato una vera e propria icona social tra gli iracheni.
Il rambo iracheno
Il personaggio
Le versioni che descrivono la sua vita privata sono contrastanti. Alcune, rilasciate dalla stampa irachena, vorrebbero Abu Azrael come un ex-docente di educazione fisica con un passato da campione di Taekwondo. Altre invece, tra cui la recente intervista rilasciata dallo stesso al-Rubaie all’AFP, non menzionano alcuna esperienza “universitaria” ma descrivono il Rambo iracheno come un combattente di lungo corso, con esperienze che spaziano dalla militanza nel Mahdi Army- una milizia che ha combattuto le forze USA in Iraq- all’arruolamento come volontario nelle milizie sciite accorse in Siria in aiuto di Damasco.
Da miliziano a icona social
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La storia
Nei video su Youtube che lo ritraggono Abu Azrael brandisce alternativamente un’ascia, una spada, una mitragliatrice, mentre combatte in prima linea, con il suo umorismo sul campo di battaglia che è diventato leggendario tra le masse irachene così come la sua personale lotta contro lo Stato islamico. La sua pagina Facebook ha superato i 300 mila “mi piace” ed è ormai un indiscussa icona dei social iracheni. Ma chi è veramente l’uomo che migliaia di utenti hanno definito il “padre dell’arcangelo della morte”?
Indipendentemente dai dettagli della sua vita, per molti esperti di Iraq la storia di Abu Azrael è altamente significativa per comprendere la macchina della propaganda governativa nel Paese, nonchè sul crescente peso politico che le milizie religiose continuano a guadagnare all’interno dello scenario politico iracheno. Secondo Phillip Smyth, un esperto di milizie sciite presso l’Università del Maryland e blogger del sito Hezbollah Cavalcade, la “promozione” del soldato eroe farebbe infatti parte di una sofisticata strategia iraniana per influenzare i cuori e le menti degli iracheni, con imprese eroiche e dimostrazioni di forza del “campione sciita” che sarebbero create a tavolino al fine di ammorbidire gli animi della popolazione rispetto alla crescente presenza dei Pasdaran in Iraq. Operazione che, ad oggi, sembra stia funzionando bene.