In Arabia Saudita la crescita della popolazione, unita al calo del prezzo del petrolio, sono fattori che potrebbero creare disaffezioni e potenziali crisi interne (di Nino Orto) La monarchia dei Saud, famiglia regnante dell’Arabia Saudita nonchè custode dei due luoghi più sacri dell’Islam, sembra attualmente affrontare una fase delicatissima e cruciale della propria storia, soprattutto in relazione agli epocali cambiamenti geopolitici occorsi nella regione negli ultimi quattro anni.
Secondo “Voice of America” i Paesi del Golfo, ed in particolare l’Arabia Saudita, starebbero infatti perdendo la “comunicazione” con le giovani generazioni del proprio paese e, il prolungato abbassamento del prezzo del petrolio, secondo gli esperti, potrebbe minare seriamente quel potere di contrattazione economica tra il regime del Golfo ed i propri cittadini, che fino ad oggi aveva permesso una relativa stabilità nell’area.
L’aumento del prezzo del petrolio in passato ha permesso all’Arabia Saudita di evitare l’esposizione al tipo di disordini che hanno rovesciato i regimi in Tunisia e in Egitto nel 2011. Tenendo sotto stretto controllo i propri cittadini, e utilizzando le immense risorse finanziarie della famiglia reale per costruire scuole, ospedali, abitazioni, strade ed altri progetti sociali, hanno infatti mantenuto alto il benessere sociale, estirpando alla base qualsiasi fonte di malcontento che potesse sfociare in protesta.
Baabood Abdullah,direttore del Dipartimento di Studi del Golfo presso l’Università del Qatar, citato dall’approfondimento del network statunitense, ha tuttavia affermato come nonostante fino ad oggi Ryad sia riuscita a scongiurare numerose crisi derivanti dalle rivoluzioni arabe del 2011, i regnanti sauditi non hanno mutato la propria visione,e continuino a non aver nessun interesse verso la “categoria giovani“.
Questo, nonostante il 60% della popolazione abbia un età sotto i 40 anni, evidenziando il netto contrasto tra i governanti del paese e la “generazione Twitter” che vive nella nazione e che considera ormai “vecchio” il sistema di potere vigente. Nello stesso tempo, secondo le ultime stime economiche, l’Arabia Saudita avrebbe bisogno che il prezzo di un barile di petrolio si assestasse intorno ai 100 dollari per essere in grado di ripristinare l’equilibrio dei bilanci pubblici del passato, sottolineando le crescenti difficoltà che la dimunizione del prezzo del greggio ha causato al regno negli ultimi tempi.
In Arabia Saudita la crescita della popolazione, unita al calo del prezzo del petrolio, significa meno capacità del governo saudita di redistribuire le royalties petrolifere tra i cittadini, fattore che a sua volta potrebbe creare disaffezioni e potenziali crisi interne.Inoltre, secondo Abdullah Baabood, un’altra potenziale crisi riguarda la questione del rispetto dei diritti umani e di quelli politici, in particolare delle donne: “se i governanti del Golfo vogliono continuare con i loro sistemi, devono svilupparsi” ha dichiarato l’accademico.