“L’uomo che si cela dietro tutto questo è Abu Muhammad al-Adnani” ha dichiarato il jihadista tedesco Sarfo. “Lui è il capo del Emni e delle forze speciali del Califfato. Tutto porta verso di lui”.”(By Nino Orto) All’inizio di quest’anno un ex-jihadista tedesco, Harry Sarfo, ha rilasciato un’intervista dalla prigione tedesca in cui è rinchiuso, ricordando il periodo passato tra i ranghi dello Stato Islamico. In particolare, raccontava ai giornalisti di tutto il mondo di un episodio che all’epoca lo colpì molto, quando alla fine del suo addestramento lui e i suoi compagni vennero bendati e condotti in una località segreta come sigillo della loro fedeltà al Califfato. Con gli occhi bendati, ma ben consapevole di chi avesse davanti, l’uomo a cui stava per fare bay’a era Abu Muhammad al-Adnani, una delle figure più potenti e carismatiche dello Stato Islamico.
Al-Adnani, morto il 30 agosto in Siria, nei pressi di Aleppo, durante un (non confermato) attacco aereo mentre coordinava i propri combattenti nella regione, è stato il volto pubblico e il portavoce del Califfato iracheno nonché il probabile successore di Abu Bakr al-Baghdadi. Come capo della sua unità di sicurezza e di intelligence (EMNI;acronimo anglosassone),l’Emiro Adnani ha avuto un duplice ruolo nella leaderships dello Stato Islamico. Da una parte organizzava le operazioni di regia all’interno dei territori sotto il controllo dello stato-milizia come capo della propaganda. Dall’altra, pianificava l’organizzazione del network di “lone wolf” e la regia dei più efferati attacchi terroristici contro l’Occidente, tra cui quelli di Parigi e Bruxelles.
“L’uomo che si cela dietro tutto questo è Abu Muhammad al-Adnani” ha dichiarato il jihadista tedesco Sarfo. “Lui è il capo del Emni e delle forze speciali del Califfato. Tutto porta verso di lui“.
Michael S Smith II, che svolge attività di ricerca sul terrorismo per una società britannica, ha recentemente dichiarato al Times: “Negli ultimi dieci anni, per quanto riguarda l’organizzazione e l’incitamento alla violenza contro l’Occidente, non vi è nessuna figura di leadership tra i gruppi jihadisti che possa raggiungere l’efficacia e la dedizione mostrata da al-Adnani“.
Nonostante la sua lunga carriera, la prima significativa “incursione” di al-Adnani nella coscienza pubblica occidentale è avvenuta solo nel mese di settembre 2014, quando per la prima volta ha incitato pubblicamente i propri seguaci ad “uccidere gli infedeli“. Durante quel discorso al-Adnani pronunciò una vera e propria dichiarazione di guerra contro l’Occidente -“colpiteli nelle loro nazioni, in particolare la Francia. Se non siete in grado di costruire uno IED (bomba artigianale) o di procurarvi armi, individuate l’americano, il francese, o uno qualsiasi dei loro alleati e spaccategli la testa con una pietra, uccidetelo con un coltello, travolgetelo con la vostra auto, buttatelo giù da un luogo elevato, soffocatelo, avvelenatelo“.
Ogni volta che al-Adnani ha fatto un discorso del genere, l’attività terroristica è aumentata, ed è per questo che secondo molti analisti era lui ad essere il mastermind dietro le numerose atrocità commesse in Europa e negli Stati Uniti, tra cui gli attacchi di Parigi del novembre 2015 in cui morirono 130 persone.
Nel maggio 2016 ha pubblicato un’altra chiamata alle armi a seguito delle gravi perdite subite dallo Stato Islamico: “Pensi, America, che la sconfitta sia causata dalla perdita di una città o di un territorio? Siamo forse stati sconfitti quando abbiamo perso le città in Iraq e ci ritirammo nel deserto, senza una città o un paese? No, la vera sconfitta si ha quando si perde la volontà e il desiderio di combattere“.
E i suoi reclami non sono mai caduti nel vuoto: gli attacchi dei lupi solitari durante il Ramadan di quest’anno ha portato alla sparatoria nella discoteca di Orlando, in Florida, l’attacco di Nizza, nonchè il sanguinosissimo attentato suicida a Baghdad.
Peter Cook, portavoce del Pentagono,ha definito il jihadista come “il principale architetto delle operazioni esterne dello Stato Islamico” affermando come la sua morte segni un “altro colpo significativo” per la sconfitta dello Stato Islamico. Anche l’analista Hisham al-Hashimi, consulente senior del governo iracheno, è convinto che l’uccisione di al-Adnani indichi un indebolimento del gruppo, ora pesantemente infiltrato e non più in grado di proteggere i suoi alti ranghi. “L’uccisione di al-Adnani è molto significativa” -ha recentemente dichiarato Hashimi ai media statunitensi-” il Califfo Baghdadi sarà il prossimo“.
Ma non tutti sono d’accordo con queste previsioni ottimistiche. Secondo Charlie Winter, esperto di propaganda jihadista, la perdita di al-Adnani è “sicuramente importante dal punto di vista simbolico” ma non è ancora chiaro se questo avrà ricadute sul gruppo sotto l’aspetto militare. “Molto di ciò che sappiamo su quello che ha fatto (al-Adnani) è stato per sentito dire” ha aggiunto lo studioso.
Infatti, se da una parte vi è la perdita di una importante pedina per il gruppo di Baghdadi, dall’altra vi è la minaccia concreta di un ulteriore ondata di attacchi terroristici in Europa e Stati Uniti come ritorsione all’uccisione del leader. Di certo, allo stato attuale, rimane solo una cosa: la risposta dello Stato Islamico e dei suoi seguaci in tutto il mondo non si è fatta attendere: “Vogliamo vendetta. E’ tempo di guerra”