“La fascia saheliana che divide il nord Africa dal resto del continente è ormai solcato da percorsi di disperazione, dove il traffico di esseri umani sembra aver sostituito gli scambi di spezie e merci di ogni tipo che scorrevano a ritmo lento da Suez all’Atlantico attraverso carovane tran-sahariane”
(Di Stefano Verdecchia) “Quasi tutti i giovani della città nigerina di Agadez che dispongono di un veicolo si sono lanciati nel fiorente business di procacciare trasporto e alloggio per i migranti”, spiega Mohamed Anacko, presidente regionale di Agadez e anziano leader Tuareg, alla rivista Jeune Afrique. “L’immigrazione è diventata in quattro anni la principale fonte di commercio della città”1.
Il Sahel, che nella rappresentazione collettiva europea rappresentava fino a poco tempo fa un posto sconosciuto, estremo, dove regnavano il nomadismo gli accampamenti e dove solo in pochi si avventuravano per traversate avventurose, sembra infatti aver perso il suo romanticismo ed essersi trasformato in un luogo di passaggio crudele in vista di una salvezza estrema.
La fascia saheliana che divide il nord Africa dal resto del continente è ormai solcato da percorsi di disperazione, dove il traffico di esseri umani sembra aver sostituito gli scambi di spezie e merci di ogni tipo che scorrevano a ritmo lento da Suez all’Atlantico attraverso carovane tran-sahariane, come testimoniano i vecchi manoscritti conservati nelle biblioteche del deserto di Chinguetti in Mauritania o Timbuktu in Mali e che hanno resistito finora agli attacchi del tempo, della sabbia e del terrorismo.
Oggi persino il deserto assume caratteristiche tipiche delle economie europee ed occidentali legate al, al profitto ad ogni costo e alla velocità di risposta ed adattamento alle opportunità. Attualmente la cintura saheliana, ossia quella fascia che interessa paesi quali la Mauritania, il Mali, il Niger ed il Ciad, è attraversata principalmente da tre principali vie migratorie.
WESTERN AFRICAN ROUTE
La via migratoria costiera atlantica è la Western African Route che attraversa la Mauritania ed il Sahara Occidentale in direzione delle Isole Canarie. Questo percorso migratorio ha avuto il suo apice all’inizio del 2000 grazie anche al miglioramento dell’asse viario Nouakchott-Nuadhibou-Dakhla2.
Dal 2005,il rafforzamento dei controlli costieri della polizia spagnola prima e di FRONTEX in seguito, hanno progressivamente ridotto il flusso migratorio verso l’Europa su questo asse, riducendo gli ingressi illegali da 35.797 (periodo 2010-2014) ai 162 passaggi riportati nel il primo trimestre 20163.
La riduzione del flusso migratorio su quest’asse si deve anche al Memorandum of understanding tra Spagna, Senegal e Mauritania per una sorveglianza congiunta delle frontiere ed a una serie di protocolli per il ritorno dei migranti illegali4.
Questa via migratoria ha, senza dubbio, come paese chiave la Mauritania che costituisce il passaggio naturale per i migranti provenienti dal Senegal, Guinea, Gambia e Sierra Leone. La Mauritania in effetti offre due vie di transito verso l’Europa:la prima utilizzata principalmente dagli immigrati maliani i quali una volta raccolti nella città di Zouérate (nel nord della Mauritania) vengono trasportati verso il porto minerario-commerciale di Nouadhibou per poi essere imbarcati verso le Canarie ad un prezzo che, per la traversata marittima, oscilla tra i 500 ed i 1.000 euro;la seconda è la via costiera che dal Senegal percorre parallelamente la costa atlantica, preferita naturalmente dai migranti provenienti dai paesi costieri dell’Africa occidentale.
Le organizzazioni che gestiscono il traffico di migranti lungo la costa atlantica si avvalgono non soltanto di piccole imbarcazioni abbastanza veloci ma rudimentali, ma anche di piccoli aerei ultraleggeri ed elicotteri5. La via atlantica ha rappresentato per diversi anni un passaggio anche di traffici illeciti di droga verso l’Europa. Nel marzo 2015 su questa tratta si sono registrati due naufragi che hanno provocato la morte di 15 persone.
CENTRAL MEDITERRANEAN ROUTE
A fronte del progressivo restringimento del passaggio sulla costa atlantica, una seconda via migratoria (la Central Mediterranean Route) si è andata progressivamente intensificando fino ad arrivare ad essere la via di passaggio prioritaria per l’attraversamento del deserto.
“ Nel primo trimestre dell’anno in corso, sono stati registrati 4.204 transiti di migranti di varie nazionalità di cui tre principali sono rappresentate rispettivamente da guineani (593), camerunesi (184) e ivoriani (150)”. Lo snodo principale di questa rotta è il Niger. Per comprendere appieno l’entità del fenomeno, basti pensare che Agadez (città situata nella parte centrale del paese), che conta normalmente una popolazione di 150 mila abitanti, subisce un flusso di arrivi di circa 6.000 persone a settimana, con evidenti ripercussioni sociali e sanitarie.
Le tariffe applicate ai migranti6 per il percorso su bus o vetture private su questa via migratoria è chiaro e trasparente: con 60,00 euro (41.000 franchi CFA) un cittadino del Benin può percorrere la tratta Cotonou (Benin) – Agadez (Niger), 120,00 euro è invece il costo per percorrere i 3.800 km che separano Dakar (Senegal) da Agadez .
Le tratte stradali vengono pagate durante il percorso in maniera progressiva all’inizio di ogni segmento, per permettere ai migranti di dilazionare la spesa nel tempo e di evitare di viaggiare con il denaro in tasca rischiando furti e rapine. Il danaro dunque segue il tragitto dei migranti e viene prelevato di volta in volta per permettere ai viaggiatori di pagare la tratta successiva, grazie al sistema del Money transfer con operatori quali la Western Union o il Money Gram. Circa 90,00 euro è il costo per i cittadini provenienti da Accra, 52,00 euro per i cittadini da Lomé.
A questi importi si aggiungono poi le maggiorazioni che si presentano di volta in volta ai “viaggiatori” per superare i posti di controllo della polizia (stimato intorno ai 30,00 dollari a migrante). All’arrivo dei bus carichi di migranti ad Agadez, questi sono circondati da gruppi di procacciatori “chasseurs” che affollano la stazione stradale , “la gare routière” di Agadez per offrire alloggio nei così detti “ghettos”, ossia piccole casette di transito, e per offrire un biglietto di trasporto per la tratta successiva ed affrontare il deserto in direzione della Libia. La filiera del profitto prevede che ogni chasseur arrivi a guadagnare circa 5,00 euro per migrante.
Le autorità nigerine si stanno dunque confrontando con il rafforzarsi di una vera e propria economia di tratta lungo gli snodi principali del percorso migratorio e stanno attivando delle procedure di contenimento del fenomeno. Il Niger infatti è il primo Paese ad adottare una legge molto severa per colpire gli human traffikers: la nuova legge prevede l’arresto con pene da 1 a 30 anni e multe pecuniarie (da 4.500,00 a 45.000,00 euro) per i trafficanti di esseri umani.7
WESTERN MEDITERRANEAN ROUTE
Chi non riesce ad inserirsi nel percorso libico-algerino, ha come opzione quella di percorrere la terza via migratoria, la Western Mediterranean Route, ossia l’asse che dal Niger percorre l’Algeria e poi il Marocco, per poi puntare all’attraversamento del confine con le enclaves di Ceuta e Melilla o lo Stretto di Gibilterra in direzione della Spagna. Secondo dati FRONTEX, chi opta per tale percorso, può ottenere senza troppe difficoltà dei falsi passaporti di nazionalità maliana con un importo di 50,00 euro o falsi documenti dell’UNHCR8 (per un importo di circa 10,00 euro)che permettono ai migranti di poter circolare liberamente sia in Algeria che in Marocco, per poi entrare nell’area Schengen. Nel 2015 la maggior parte dei casi di utilizzo di falsi documenti è stato riportato nei controlli di frontiera tra Marocco e Spagna.
Queste tre rotte migratorie canalizzano la quasi totalità dei migranti dell’Africa occidentale e saheliana centro-occidentale. La forte chiusura degli stati europei a concedere i visti di entrata Schengen di certo non facilita la lotta all’immigrazione clandestina e all’arrembaggio che i paesi meridionali del mediterraneo stanno vivendo in questi mesi. Nel 2014 sono state rigettate il 50% delle domande di visto per i cittadini congolesi, il 30-40% provenienti da Guinea, Mali, Senegal, Nigeria, Camerun e Ghana9.
Il potenziamento della cooperazione internazionale ed il supporto ai paesi saheliani resta una priorità assoluta e indiscutibile per far fronte a questa grave crisi umanitaria. The European Agenda on Migration 201510, è uno degli strumenti messi in campo, prevede un impegno di 24 milioni di euro per l’armonizzazione delle politiche migratorie tra i diversi paesi e l’apertura di un centro di accoglienza pilota in Niger che avrà diversi obiettivi come per esempio la protezione dei migranti, la possibilità di rimpatrio volontario nei propri paesi di provenienza. Altri quattro centri di accoglienza sono attualmente attivi e gestiti dallo IOM (Organizzazione Mondiale per le Migrazioni).
Questo tipo di azioni che combinano l’azione politica e normativa con quella di assistenza e di protezione sono una delle possibili risposte a questo fenomeno che ha ormai già assunto dimensioni epocali dal punto di vista socio-antropologico e che ha, di fatto, già radicalmente modificato le fragilissime economie di questa regione africana.
Stefano Verdecchia è un ricercatore specializzato in Social/political conflict analysis dell’area sub-sahariana e dei paesi del Maghreb.