Alcune delle tribù di al-Anbar avevano inizialmente supportato lo Stato Islamico in risposta all’offensiva lanciata dal governo di Maliki ma, dopo l’insediamento del nuovo primo ministro iracheno Haider al-Abadi, la situazione è cambiata (di Nino Orto) Un esercito in gran parte di fede sunnita, simile alla formazioni paramilitari dei Peshmerga curdi, da dislocare nelle regioni settentrionali e occidentali a maggioranza sunnita del paese. Sarebbe questo il piano del Pentagono, sostenuto da Baghdad, da presentare al Congresso degli Stati Uniti per contenere l’avanzata jihadista in Iraq, nell’ambito dello stanziamento di 1,6 miliardi di dollari in appoggio alle forze governative e dell’enclave curda irachena.
Alcune delle tribù di al-Anbar avevano inizialmente supportato lo Stato Islamico in risposta all’offensiva lanciata dal governo di Maliki ma, dopo l’insediamento del nuovo primo ministro iracheno Haider al-Abadi, che ha nuovamente coinvolto nel gioco politico le forze sunnite, la situazione è mutata, con i maggiori clan che sono ora più inclini nel sostenere le forze governative.
Abadi ha infatti lavorato nelle ultime settimane al fine di rafforzare le difese della regione occidentale, e si è incontrato con i leader della provincia di Anbar, promettendo ai clan di aumentare il supporto aereo nella regione e rafforzare le forze armate della provincia.
Questa decisone ha tuttavia attirato le ire di numerosi funzionari iracheni, che tacciano il progetto come un piano per stabilire un esercito confessionale che comprenda tutte le aree sunnite, in particolare Salahuddin, Kirkuk, Ninive e Diyala. Gli stessi analisti statunitensi avvertono infatti su come questa mossa possa aprire in futuro un nuovo fronte con i curdi a Kirkuk e in altre zone contese del Paese.