La ricostruzione di Amman getta pesanti ombre sulle responsabilità del maggiore emiratino Maryam Mansouri, primo pilota donna del mondo arabo. (di Nino Orto) Secondo le ultime indiscrezioni provenienti dalla Giordania, il caccia del pilota Moaz al-Kasasbeh, abbattuto dai jihadisti e successivamente giustiziato, faceva parte dello squadrone di jet per le operazioni ad alta quota comandato dalla pilota emiratina Maryam Mansouri.
La ricostruzione giordana, indicherebbe come la Mansouri avrebbe ordinato a Kasasbeh di volare su una quota molto bassa, per colpire un sito dove si credeva fossero presenti leader dello Stato Islamico, nonostante il grosso pericolo rappresentato da una unità cecena dotata di sofisticati missili anti aerei di tipo Stinger, asserragliati in una montagna prossima all’obiettivo da colpire.
Secondo la fonte, la Mansouri avrebbe visto l’aereo cadere, ma non avrebbe dato in tempo le coordinate del luogo dell’abbattimento ai paracadutisti americani e giordani, schierati nella regione e impiegati proprio per salvare qualsiasi pilota abbattuto sul campo di battaglia.
Il ritardo nella comunicazione dell’abbattimento del pilota giordano avrebbe infatti determinato la sua cattura, nonostante la sua posizione fosse favorevole per una operazione di recupero, poichè il pilota era riuscito efficacemente ad effettuare le manovre di allontanamento con il paracadute, riuscendo infine a ripiegare sul fiume per allontanarsi maggiormente dal luogo dell’abbattimento.
Secondo le fonti, il pilota Kasasbeh sarebbe stato nel fiume per più di un’ora prima di essere catturato dai miliziani dello Stato Islamico. Una finestra temporale più che sufficiente se ci fosse stato migliore coordinamento tra gli alleati.