Tutti i nodi vengono al pettine. E’ questa la constatazione più evidente dopo la conquista da parte dello Stato Islamico della maggior parte della regione sunnita dell’Iraq (di Nino Orto) Tutti i nodi vengono al pettine. E’ questa la constatazione più evidente dopo la conquista da parte dello Stato Islamico della maggior parte della regione sunnita dell’Iraq, e la progressiva importanza del Kurdistan iracheno negli equilibri geo-strategici dell’area, soprattutto riguardo la città petrolifera di Kirkuk.
I curdi iracheni starebbero infatti prendendo in considerazione la possibilità di annullare i loro accordi con Baghdad per le rendite petrolifere, nonchè per il ritiro del governo dalla zona curda. L’avvertimento segue di poco il mancato accordo tra le parti su come dividere le royalties del petrolio tra autorità centrale e regionale e riguardo il volume delle esportazioni di petrolio dalla regione kurda. Il blocco curdo all’interno del parlamento iracheno continua infatti a tenere colloqui con i leader ad Arbil per discutere i problemi con il governo centrale, compreso il rifiuto di Baghdad di pagare ai curdi il 17% dei guadagni provenienti dalla vendita del petrolio nazionale.
“Tra le alternative sul tavolo ci sono l’annullamento dell’accordo petrolifero, il ritiro da parte del governo dalla regione curda, la fine della cooperazione del KRG negli sforzi per liberare la città di Mosul“. Lo ha dichiarato Qader Khuder, rappresentante del blocco parlamentare curdo a Baghdad.
Secondo i termini dell’accordo, i curdi erano tenuti a spedire 550.000 barili al giorno dai giacimenti di petrolio nella loro regione e dai campi di Kirkuk, gestiti fino a giugno dello scorso anno dal governo regionale. Quando i curdi non sono riusciti a spedire le quote necessarie, il governo iracheno ha tagliato la loro quota di royalties. Un rappresentante del governo iracheno, Jassem Jaafar, ha criticato le affermazioni da parte dei curdi: “le alternative proposte dalla regione curda sono ingiustificate e provocatorie” ha detto. “Le minacce, gli avvertimenti, e l’escalation sono ingiustificate.La regione (curda) dovrebbe piuttosto impegnarsi a spedire i volumi di petrolio che ha promesso per le esportazioni prima di fare dichiarazioni” ha infine dichiarato Jaafar.