Con il declino dell’influenza iraniana, la Turchia ha sfruttato l’opportunità di ampliare la propria sfera d’influenza nella regione. La caduta di Assad ha eliminato un ostacolo cruciale a questo progetto, consentendo ad Ankara di accelerare la sua strategia di espansione regionale.
La caduta del regime di Assad in Siria segna un cambiamento epocale in Medio Oriente, smantellando definitivamente la Mezzaluna Sciita, un’alleanza strategica che si estendeva da Teheran a Beirut e che l’Iran aveva costruito nel corso di decenni. Questo collasso crea un vuoto che la Turchia, sotto la guida del Presidente Recep Tayyip Erdoğan, si sta muovendo rapidamente per colmare. L’ordine regionale viene ridefinito, con la Turchia che emerge come attore dominante in Siria e oltre, ridefinendo la mappa geopolitica del Medio Oriente.
Le mosse strategiche della Turchia nella Siria post-Assad
Con l’influenza iraniana in declino, la Turchia ha colto l’opportunità di estendere la propria sfera d’influenza nella regione. La caduta di Assad ha rimosso un ostacolo chiave a questo progetto, permettendo alla Turchia di intensificare il proprio piano regionale.
Nel nord della Siria, la Turchia si è radicata attraverso operazioni militari e progetti infrastrutturali. Città come Afrin e Al-Bab sono ora amministrate de facto dalla Turchia, che gestisce scuole, ospedali e servizi municipali. Tuttavia, le ambizioni turche si estendono ben oltre queste aree. I piani per collegare il nord della Siria a Damasco evidenziano la visione di Erdoğan di integrare la Siria nell’orbita economica e politica turca.
La strategia non si limita all’intervento diretto, ma comprende anche il sostegno a proxy locali. Figure come Abu Mohammad al-Julani, leader di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), stanno subendo una metamorfosi che li vede passare da leader di milizie locali ad attori politici allineati agli interessi turchi. Legittimando tali figure, la Turchia si sta posizionando come principale mediatore nel frammentato panorama politico siriano.
Il contrappeso turco all’Iran
Il collasso del regime di Assad ha compromesso la capacità dell’Iran di sostenere la Mezzaluna Sciita, una rete di alleati e proxy che si estendeva attraverso Siria, Iraq e Libano. Questo cambiamento indebolisce la cintura sciita creata da Teheran e interrompe le sue rotte di approvvigionamento verso Hezbollah in Libano.
La Turchia ha risposto posizionandosi come nuovo baricentro della regione. Riempendo il vuoto lasciato dall’Iran, Ankara sta ricalibrando l’equilibrio geopolitico dell’intero Medio Oriente. Mentre l’influenza iraniana in Siria era in gran parte militare e ideologica, l’approccio turco è più articolato, combinando presenza militare con integrazione economica e manovre politiche.
La strategia di Ankara fa anche leva sulla maggioranza sunnita in Siria, in contrasto con l’agenda settaria sciita dell’Iran. Questo allineamento sunnita consente alla Turchia di presentarsi come un partner più naturale per gli attori regionali disillusi dalle politiche pro-sciite iraniane.
Integrazione economica come strumento di potere
Il ruolo della Turchia nella Siria post-Assad non si limita alla politica o alla sfera della sicurezza ma abbraccia anche l’integrazione economica, che gioca un ruolo centrale. Ankara ha investito nella ricostruzione delle infrastrutture nei territori siriani sotto il suo controllo, creando rotte commerciali ed economiche che legano queste regioni alla Turchia.
Il partenariato della Turchia con il Qatar amplifica ulteriormente la sua leva economica. L’alleanza turco-qatariota ha fornito il sostegno finanziario necessario alle iniziative turche in Siria, permettendo a Erdoğan di consolidare la propria influenza. Questa strategia economica non solo avvantaggia la Turchia, ma attira anche le nazioni europee desiderose di stabilizzare la Siria e affrontare la crisi dei rifugiati.
Creando un quadro economico funzionale alla Turchia nel nord della Siria, Ankara si posiziona come il principale protagonista di una “nuova Siria”. Questo ruolo non solo rafforza la sua influenza regionale, ma indebolisce anche la capacità dell’Iran di ristabilire la propria posizione nel paese.
Le ambizioni regionali della Turchia
Oltre alla Siria, la Turchia sta sfruttando il collasso della Mezzaluna Sciita iraniana per espandere la sua influenza in tutto il Medio Oriente. In Iraq, la Turchia ha rafforzato la sua presenza nelle regioni curde, conducendo operazioni militari contro il PKK e stabilendo legami commerciali con Erbil. In Libano, Ankara sta coltivando relazioni con le comunità sunnite, sfidando ulteriormente il dominio iraniano nei territori controllati da Hezbollah.
L’assertività turca si estende anche al Mediterraneo orientale, dove persegue interessi energetici e rafforza alleanze con il Qatar e altri stati sunniti. Questo approccio, sottolinea l’ambizione della Turchia di sostituire l’Iran come potenza regionale dominante.
Sfide e implicazioni per la regione
L’espansione del ruolo della Turchia in Medio Oriente rappresenta una sfida complessa per altri attori regionali, in particolare per Israele. Mentre la caduta di Assad e il collasso della Mezzaluna Sciita ridimensionano un avversario di lunga data, avvicinano la Turchia al confine israeliano, nello stesso tempo alterando le dinamiche all’interno dell’asse sunnita emerso negli ultimi anni per controbilanciare l’influenza dell’Iran nella regione.