Nei giorni precedenti alla sua eliminazione, il Segretario Generale di Hezbollah si è trovato sotto pressioni interne ed esterne, diviso tra le direttive strategiche dell’Iran e le richieste da parte dei propri miliziani di un confronto diretto con Israele.
Negli ultimi giorni prima della sua eliminazione, Hassan Nasrallah si trovava ad un bivio, alle prese con pressioni senza precedenti da parte di fattori interni ed esterni. Nasrallah, una volta simbolo della resistenza di Hezbollah contro Israele, era sempre più frustrato e isolato, lacerato tra le direttive strategiche provenienti dall’Iran e le crescenti richieste all’interno delle sue file per un confronto diretto con Israele.
Secondo i rapporti, Nasrallah era infuriato dagli ordini della Guida Suprema dell’ Iran, Ali Khamenei, di esercitare moderazione, mentre i nemici di Hezbollah sembravano sempre più vicini. La guerra a Gaza, le crescenti tensioni nella regione e i ripetuti attacchi aerei israeliani contro le roccaforti di Hezbollah lo ponevano in una posizione precaria. Molti all’interno della leadership di Hezbollah ritenevano che fosse giunto il momento per una guerra totale contro Israele, avvertendo che gli interessi strategici del gruppo non dovevano più essere subordinati alle più ampie preoccupazioni geopolitiche di Teheran.
Eppure, le mani di Nasrallah erano legate. Dopo anni di elusione dai servizi di intelligence israeliani e di un controllo ferreo sulle operazioni di Hezbollah, le sue opzioni si stavano esaurendo. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) stavano già intensificando la loro campagna contro i funzionari di alto rango di Hezbollah e devastando gli arsenali di missili e armi dell’organizzazione. L’ultima sfida di Nasrallah—una richiesta di lanciare missili di precisione contro Israele—fu respinta con freddezza da Teheran. Khamenei insistette affinché Nasrallah aspettasse l’arrivo di ufficiali militari iraniani in Libano, ritardando il piano e, infine, segnando la sua condanna.
Nel mezzo di incontri segreti e calcoli strategici, l’esercito israeliano infatti sferrava il colpo fatale. Un attacco aereo nel quartiere al-Dahiya di Beirut, dove la leadership di Hezbollah si stava riunendo con il generale iraniano Abbas Nilproshan, eliminava Nasrallah e figure chiave all’interno degli alti ranghi di Hezbollah. Il leader un tempo intoccabile degli Hezbollah, l’uomo che per decenni era stato simbolo di resistenza, scompariva in un istante annichilito da una potenza di fuoco inimmaginabile.
L’eliminazione di Nasrallah scuoteva Hezbollah e i suoi alleati, segnando la fine di un’era. La sua morte ha messo in evidenza le spaccature all’interno della leadership di Hezbollah e sollevato interrogativi sull’impegno dell’Iran nei confronti dell’organizzazione. Alcuni hanno capito che Nasrallah e il gruppo erano stati sacrificati nella ricerca di negoziati più ampi da parte dell’Iran, in particolare riguardo all’accordo nucleare con gli Stati Uniti e alla revoca delle sanzioni.
Anche se Hezbollah rimane operativa, con decine di migliaia di combattenti e un arsenale significativo a sua disposizione, la perdita di Nasrallah ha lasciato un vuoto che potrebbe rivelarsi difficile da colmare. I suoi ultimi giorni, segnati da dissensi interni e pressioni esterne, sono un monito dei dinamismi in continua evoluzione in Medio Oriente, dove potere, lealtà e sopravvivenza sono in costante cambiamento.