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Il panorama geopolitico attorno alla guerra Russia-Ucraina è cambiato radicalmente nelle ultime settimane, segnato da un controverso accordo USA-Ucraina sulle Terre Rare, la rinnovata violenza dell’aggressione russa e il ritiro statunitense dai negoziati di pace. Questi sviluppi, legati alle turbolente relazioni tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, riflettono una ricalibrazione strategica dell’amministrazione Trump, che privilegia gli interessi economici rispetto alle tradizionali garanzie di sicurezza transnazionali.
L’Incontro Trump-Zelensky: Dal Conflitto al Compromesso
Il rapporto tra Trump e Zelensky è stato teso sin dal ritorno di Trump alla Casa Bianca. L’incontro nell’ufficio ovale del febbraio 2025 è degenerato in mondovisione quando Trump ha accusato Zelensky di “stare giocando con la Terza Guerra Mondiale”, chiedendo all’Ucraina di ripagare i 500 miliardi di dollari di debiti per il supporto militare di Washington. Contro tutti i pronostici, una nuova svolta nel rapporto tra i due si è verificata durante un incontro privato ai funerali di Papa Francesco alla fine di aprile 2025.
Immortalati a discutere nella Basilica di San Pietro, i due leader hanno apparentemente superato le divergenze: Zelensky ha ribadito la disponibilità dell’Ucraina a negoziare la pace, mentre Trump ha ammorbidito le sue richieste sulle Terre Rare. Questo ha aperto la strada al Fondo per gli Investimenti nella Ricostruzione USA-Ucraina, firmato il 1° maggio 2025. L’accordo garantisce agli Stati Uniti accesso preferenziale ai minerali critici in Ucraina (es. litio, titanio, uranio) e stabilisce un modello di ripartizione dei ricavi 50/50 per i futuri progetti estrattivi, abbandonando le pretese iniziali di rimborso retroattivo degli aiuti.
L’Accordo sulle Terre Rare: Una Svolta nella Politica Estera Americana
L’intesa USA-Ucraina incarna la diplomazia transazionale di Donald Trump, che privilegia il vantaggio economico rispetto alle alleanze di sicurezza tradizionali. L’accordo esclude infatti esplicitamente garanzie militari per l’Ucraina—una concessione che Zelensky ha accettato per ottenere sostegno economico, nonostante lasci Kiev militarmente esposta. Si concentra invece su progetti futuri, escludendo operazioni esistenti come la Naftogaz e legando la redditività a giacimenti minerari inesplorati (es. litio e uranio), il cui sfruttamento richiederà anni di investimenti, considerando i dati geologici obsoleti e le infrastrutture danneggiate dalla guerra.
Il testo include anche clausole di allineamento alle ambizioni europee dell’Ucraina, consentendo una rinegoziazione se Kiev entrerà nell’UE—una mossa per evitare conflitti con gli obiettivi di integrazione continentale. Trump ha definito il patto un “partenariato economico storico” per contrastare il dominio cinese sui minerali critici, ma gli esperti avvertono come i benefici immediati siano improbabili a causa delle sfide logistiche ucraine e dei rischi per la sicurezza, mettendo in dubbio la fattibilità a breve termine.
Il Ritiro USA come Mediatore: Un Vuoto Strategico
Pochi giorni dopo l’accordo sulle Terre Rare, gli Stati Uniti hanno annunciato il proprio ritiro come mediatore nei colloqui di pace tra Ucraina e Russia. La portavoce del Dipartimento di Stato Tammy Bruce ha dichiarato che gli USA non “voleranno più in giro per il mondo” per facilitare i negoziati, scaricando quindi la responsabilità su Kiev e Mosca. Il Segretario di Stato Marco Rubio ha rafforzato questa posizione, definendo il conflitto “non una nostra guerra” e indicando la Cina come priorità a lungo termine.
In mezzo a questo disimpegno, a maggio 2025 sono emerse dei report che parlano di sanzioni proposte dal Dipartimento di Stato contro una dozzina di entità accusate di sostenere lo sforzo bellico russo, incluse aziende cinesi che forniscono semiconduttori e compagnie logistiche che trasportano armi. Tuttavia, la proposta è in bilico: richiede l’approvazione di Trump, noto per la sua diffidenza verso ogni tipo di sanzioni.
L’esitazione di Trump riflette le sue priorità transazionali. Se le sanzioni mirano a destabilizzare il complesso militar-industriale russo, la loro attuazione potrebbe minacciare gli sforzi paralleli dell’amministrazione per ottenere la cooperazione cinese su commercio e antidroga. I critici sostengono che bloccare le sanzioni darebbe a Putin un segnale di impunità, indebolendo ulteriormente l’Ucraina. “È una prova decisiva”, ha dichiarato l’ex ambasciatrice USA in Ucraina Marie Yovanovitch. “Trump punirà la Russia o manterrà la propria influenza su Pechino?”
L’Escalation di Putin: Sfruttare il Vuoto Diplomatico
Intanto, la Russia ha intensificato gli attacchi contro le infrastrutture e le linee ucraine alla fine di aprile 2025, uccidendo sette civili nei territori occupati, poco dopo il ritiro USA dalla mediazione. Gli analisti suggeriscono che Putin voglia consolidare le conquiste territoriali prima di qualsiasi accordo di pace, approfittando della posizione indebolita di Kiev. Il Cremlino ha anche respinto una proposta di tregua statunitense, chiedendo il riconoscimento dei territori annessi.
Significativamente, l’aggressione russa coincide con i suoi sforzi per siglare accordi minerari nelle regioni ucraine occupate, specchiando la strategia di Trump focalizzata sulle risorse.
In conclusione, l’accordo USA-Ucraina sulle Terre rare evidenzia una rischiosa ricalibrazione della politica estera sotto Trump, dove l’economia transazionale sostituisce le alleanze tradizionali. La scommessa di Kiev—sacrificare la sicurezza per gli investimenti—si basa sulla fragile speranza che gli interessi corporativi americani sulle Terre rare ancorino indirettamente il sostegno USA. Ma questa strategia vacilla di fronte allo scetticismo di Trump rispetto alle sanzioni contro la Russia, un passo che rischia di rafforzare Putin e costringere l’Ucraina a dipendere dagli alleati europei per pressioni diplomatiche.
Per Trump, l’accordo consolida l’eredità “America First” privilegiando l’accesso alle risorse e ai guadagni privati. Allo stesso tempo, il blocco delle sanzioni minaccia il sostegno bipartisan e indebolisce la deterrenza del blocco occidentale, esponendo le contraddizioni del suo approccio. Mentre la Russia consolida il controllo sui territori ricchi di risorse, l’esito della guerra dipende ora dalla capacità del pragmatismo economico di controbilanciare l’aggressione geopolitica—un equilibrio precario con ripercussioni sulla sicurezza globale, la transizione energetica e il futuro della solidarietà occidentale.