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TRA I “DIMENTICATI DAL MONDO” IN BOSNIA

by Nino Orto
11 March 2021
in Analysis, Dossier
Reading Time: 3 mins read
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TRA I “DIMENTICATI DAL MONDO” IN BOSNIA

Bicac, Bosnia - 9.1.2021: Scene in the burnt down refugee camp ‚Lipa‘, located some 30km outside of the town of Bihac, located tucked away in the mountains. The camp had no access to water or electricity and was eventually abandoned by the managing IOM in protest of the lack of these resources not being provided by the Bosnian authorities. In the process of the withdrawal of the IOM, the camp was set on fire by unidentified persons and burnt down, leaving more than 1300 men homeless in the middle of the Bosnian winter. A couple of hundred men have found shelter in newly erected Armytents, while the majority lingers in the surrounding Bosnian forests in below-zero temperatures.

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“Credo che il potere del sorriso renda il mondo migliore. Conosco troppo bene l’inferno.”

(N.O)”Ho sempre sognato di viaggiare in Europa usando la mia arte come stile di vita. Gli eventi mi hanno però costretto a iniziare qui a Sarajevo non immaginando di sperimentare un simile oblio. È come vivere in un incubo senza la possibilità di svegliarti.”

Hamza è un mimo. Ogni giorno con le  sue maschere regala un sorriso a tutte le persone che incontra. Quando il sipario si chiude, restano le cicatrici.

“A volte mi sveglio chiedendomi perché mai devo provare questa angoscia e se vale la pena rischiare la vita per inseguire un sogno. Quando inizio la mia esibizione – non appena vedo il sorriso sui volti dei bambini – dimentico tutto quello che ho subito negli ultimi anni. Tuttavia, sento che sto perdendo la voglia di continuare.”

Hamza è sulla rotta balcanica da oltre due anni nel suo tentativo di attraversare il confine con la Croazia e raggiungere l’Unione Europea. Dopo essersi spostato per un anno tra Turchia, Grecia, Albania, Montenegro, è finito in Bosnia.

Secondo un rapporto dell’UNHCR, nel 2020 sono oltre cinquantamila i richiedenti asilo nei Balcani che cercano di raggiungere l’Europa. Di questi, 22.000 sono stati vittime di respingimenti illegali da parte delle autorità croate e slovene.

“Credo che il potere del sorriso renda il mondo migliore. Ecco perché mi sforzo sempre di sostenere le persone che si trovano nelle stesse circostanze. Conosco troppo bene l’inferno che stanno attraversando e quanto sia importante l’umorismo in questa situazione. Questo è ciò che mi tiene in vita.”

Il suo ottimismo è contagioso e in breve Hamza è diventato una star locale. Il suo account TikTok conta oltre 20mila follower che lo incoraggiano giornalmente a continuare nel suo viaggio. Tuttavia, non sembra accettato da tutti allo stesso modo.

“Nonostante i tanti sostenitori ho sempre problemi con la polizia. Spesso vengo trascinato mentre cerco di guadagnare qualche soldo per sopravvivere. Un poliziotto mi ha strappato il cappello da scena e lo ha scaraventato via gridandomi contro che la Bosnia non è un paese per pagliacci. L’immagine mi è rimasta impressa nella mente.”

Questo mentre il governo bosniaco continua a non fornire servizi e protezione ai migranti, sebbene dal 2018 abbiano ricevuto 88 milioni dalla Commissione Europea per aumentare la qualità delle politiche tese ad alleviare la situazione dei richiedenti asilo. Nonostante i fondi stanziati, il Paese è infatti ancora un campo profughi per tutti quelli che tentano di entrare in Europa. Per molti, è dove incontrano la fine.

Migliaia di giovani sono bloccati senza possibilità di tornare a casa né di entrare. In molte occasioni si sono verificati episodi di razzismo da parte della polizia e violenze contro i migranti da gruppi nazionalisti e criminali locali.

“Ho provato tante volte ad attraversare il confine senza essere mai riuscito. Ma non ho mai seguito il sentiero in montagna perché ho paura di quello che potrebbe accadermi.  Ho sentito troppe storie sui trattamenti riservati dalla polizia croata ai migranti che catturano lì. Mi sento in trappola.”

Malattie e droghe stanno rapidamente trasformando la periferia di Sarajevo in una zona di nessuno. Gli episodi di persone scomparse, picchiate dalla gente del posto e omicidi sono in aumento. La pressione sul tessuto sociale sta inoltre producendo ulteriori attriti tra richiedenti asilo e normali cittadini.

“Stiamo assistendo a una tragedia alle porte dell’Europa. Nelle montagne le persone muoiono di freddo e per le ferite inferte dalla polizia croata, o semplicemente annegano cercando di attraversare i fiumi. In montagna, ogni notte i migranti fanno il possibile per rimanere svegli e scuotere chi cerca di dormire per evitare la morte per assideramento. Ci sono così tanti morti coperti di neve in questo momento ed è incredibile come nonostante la situazione a cui stiamo assistendo nessuno faccia nulla per risolverla.”

Nawal Soufi è un attivista che da anni aiuta i migranti che cercano di sfuggire da guerre e persecuzioni. Le sue campagne di crowdfunding sui social media hanno sostenuto molte persone in Grecia, Turchia e nei Balcani. Spesso vive con loro per condividere con gli altri i problemi quotidiani che affrontano e per informare le persone della tragedia che si sta consumando a pochi passi dalle civili nazioni europee.

“La situazione è insostenibile. Dopo mesi e persino anni di vagabondaggio per migliaia di chilometri, i migranti sono arrivati ​​qui con un enorme sforzo per la mente ed il corpo. Ci sono così tanti casi di suicidi. L’Unione europea deve affrontare questa vergogna al più presto.”

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Nino Orto

Nino Orto

Analyst and journalist specialised in the greater Middle East, jihadist groups, security issues. He has been on The New Arab, The Conflict Archive, Equilibri, Osservatorio Iraq, Il Manifesto, L'Indro, L'Occidentale. He published in 2015 his book "Business,Piombo,Dollari. La privatizzazione della guerra irachena" on the privatization of the Iraqi war. He is the founder and Editor-in-Chief of Osservatorio Mashrek where he covers the conflicts in Syria and Iraq, Israel-Palestine, area MENA, transnational jihadist groups.

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