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Iraq: inchiesta esclusiva del “Guardian” sullo Stato Islamico

by Osservatorio
12 March 2017
in News
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Iraq: inchiesta esclusiva del “Guardian” sullo Stato Islamico
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  “Abbiamo avuto così tanto tempo per sederci e pianificare.E’stato l’ambiente perfetto” (di Redazione) Sotto il titolo “ISIS: inside the history”, il quotidiano britannico “Guardian” ha pubblicato ieri un’inchiesta esclusiva, che getta luce sui primi periodi dell’organizzazione islamica e le relazioni tra la nascente leadership, sulla base della testimonianza personale di uno degli attuali leader dell’IS e le dichiarazioni di alto funzionario dell’intelligence del governo di Baghdad.

L’Inchiesta, forse una tra le più importanti e significative fatte fino ad ora, è basata sulle dichiarazioni di “Abu Ahmed,” e la storia del suo arresto nel famoso “Camp Bucca” in Iraq, circa 10 anni fa. “Abu Ahmed” è ORA uno degli alti funzionari dello Stato Islamico, come un significativo numero di persone che lo accompagnavano al campo, e che poi sono diventati leader nello “Stato”.

La testimonianza di “Abu Ahmed” comincia dall’estate del 2004, quando viene arrestato dagli americani e introdotto nel campo di detenzione, dove incontra per la prima volta colui che diventerà il leader dello “Stato” nonchè “Califfo”, cioè, “Abu Bakr al-Baghdadi”, nonostante nessuno dei prigionieri avesse il minimo sentore di questo.

“Abu Ahmed” dichiara infatti come al-Baghdadi fosse isolato dal resto dei detenuti, aggiungendo al mistero intorno la sua figura anche la diffidenza degli altri detenuti. Tuttavia, non sembrava essere lo stesso per i supervisori americani del carcere di Camp Bucca, che secondo la fonte consideravano Baghdadi come un uomo calmo e predisposto a conciliare in un ambiente dominato da intolleranza, e che quindi poteva aiutarli a risolvere le controversie tra i detenuti.

Lo stesso “Abu Ahmed” descrive Baghdadi come un prigioniero tranquillo e con carisma, che più volte aveva mediato per risolvere dispute tra i detenuti, e per mantenere Camp Bucca tranquillo. Questo rafforzerebbe la tesi sostenuta dal governo statunitense, che ha sempre affermato come gli americani credevano che “Baghdadi” non costituisse alcun pericolo, e che avrebbe permesso la sua liberazione pochi mesi dopo il suo arresto, nel gennaio 2004.

Poi una dichiarazione forte: Camp Bucca è stato l’ambiente perfetto per potersi organizzare e pianificare. Lo Stato Islamico è guidato da uomini che hanno trascorso diverso tempo in centri di detenzione statunitensi durante l’occupazione dell’Iraq.

Abu Ahmed ha infatti dichiarato al Guardian: “In prigione, tutti gli Sheikh si riunivano regolarmente. Eravamo diventati molto intimi con gli altri detenuti. Conoscevamo le loro capacità. Sapevamo quello che potevano e non potevano fare, e come usarli per qualsiasi motivo. Le persone più importanti a Camp Bucca erano quelli vicini ad al-Zarqawi, che nel 2004 era il leader dei jihadisti iracheni”.

“Abbiamo avuto così tanto tempo per sederci e pianificare” ha continuato. “E ‘stato l’ambiente perfetto. Eravamo tutti d’accordo nell’unirci una volta usciti. Il modo per comunicare è stato semplice. Abbiamo scritto i contatti degli altri sull’elastico dei nostri boxer. Già nel 2009 molti di noi stavano di nuovo facendo quanto fatto prima di essere stati catturati. Ma questa volta lo stavamo facendo meglio” 

(di Redazione) Sotto il titolo “ISIS: inside the history”, il quotidiano britannico “Guardian” ha pubblicato ieri un’inchiesta esclusiva, che getta luce sui primi periodi dell’organizzazione islamica e le relazioni tra la nascente leadership, sulla base della testimonianza personale di uno degli attuali leader dell’IS e le dichiarazioni di alto funzionario dell’intelligence del governo di Baghdad.

 

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Tags: Abu Bakr al-BaghdadiCamp BuccaIraqjihadismosiriaStato Islamico
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